I Malavoglia


I Malavoglia

I Malavoglia è il romanzo più celebre dello scrittore Giovanni Verga. L’opera fu scritta nel 1881ed ambienta ad Acitrezza.

Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Acitrezza, la famiglia Toscano, che veniva nominata “Malavoglia”.

L’opera ha un’impostazione corale e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle diverse scelte di vita. Ogni personaggio ha un destino tragico ed inevitabile.

L’ambientazione del romanzo è di primaria importanza per via dell’immutabilità del piccolo mondo del luogo.

L’epoca in cui è ambientato il romanzo, il post unità d’Italia, e la visione pessimistica di Verga vengono sottolineate dalle continue lotte alla sopravvivenza dei personaggi.

La morale è la così detta “morale dell’ostrica” cioè che solo chi si adatta al proprio destino sopravvive.

Castello normanno (Aci castello):

Il castello è situato su una rupe basaltica di origine vulcanica e si colloca a picco sul mare.

È stato costruito in pietra lavica nel 1076, in epoca Normanna.

Il castello fu la residenza di Ruggero di Lauria e nel 1297 divenne la dimora di Federico II d’Aragona.

L’entrata del castello è ad ovest ed è costituita da una scala in muratura che prende il posto dell’antico ponte levatoio in legno. Nel castello è presente un museo che ospita una collezione archeologica permanente che va dalla preistoria al medioevo. Tra le varie attrattive è presente un orto botanico dove sono esposte diverse varietà di piante tipiche del luogo.

Atelier Jean Calogero – casa museo (Aci castello):

L’atelier fa parte di un percorso turistico-culturale in quattro tappe mirato alla connessione dei centri più importanti legati alla vita e alle opere del pittore Siciliano.

Roberto Rimini (Acitrezza):

Roberto Rimini nacque a Palermo il 24 marzo 1888. Il suo stile pittorico fu molto influenzato dalle influenze pittoriche derivategli dai suoi studi: a Catania frequentò lamico Giuseppe De Logu, divenuto in seguito Direttore dellAccademia di Belle Arti di Venezia dove lo stesso Rimini avrebbe trascorso una parte della sua via; A diciassette anni, nel 1905, si iscrisse allIstituto di Belle Arti di Napoli, e poi prosegui la sua formazione a Venezia e a Roma dove si guadagnò gli elogi dellautorevole storico dellarte Adolfo Venturi.

Sarà da questi studi che ne deriverà una prima pittura in cui si vedeva la padronanza che aveva dei mezzi che gli aveva consentito di esprimersi attraverso le più varie tecniche, dalla sanguigna allacquerello, allolio, al pastello, allincisione.

Finita la guerra tornò a Catania, in quel momento al centro di un grande fermento culturale, dove conobbe e frequentò molti dei più importanti scrittori dellepoca quali Giovanni Verga, Federico De Roberto, Ercole Patti e Vitaliano Brancati. Nel 1927 conclude il primo intenso periodo di attività con la mostra allestita nel salone del Palazzo comunale il quale evento era di singolare risonanza perché accompagnato dalla presentazione affettuosa di Federico De Roberto: di questa ci sono pervenuti circa la metà dei quadri; di altri si conserva il ricordo nelle riproduzioni

del piccolo catalogo. In questi anni la produzione si distingue in due filoni: uno costituito da opere di piccolo formato, richieste dalla particolare committenza di turisti stranieri; l’altro costituito da dipinti e disegni in cui appare più libero di esprimersi.

Rientrato a Catania nel 1935 si presenta nuovamente al pubblico con una mostra personale di disegni tenuta presso la galleria «Arbiter»: vi erano lavori che testimoniavano la ripresa di contatto con la realtà del mondo contadino, cercato nei paesi e campagne intorno alla città. La scelta di questa mostra sembra rispondere al bisogno di un colloquio più intimo, purificato dalle componenti emotive del colore.

Successivamente ricevette la nomina di preside del Liceo Artistico, carica che mantenne fino al 1940.

Nel dicembre 1939 realizzò la cartella Sicilia, comprendente dieci litografie, nelle quali fissò alcuni dei temi a lui più cari: molti dei lavori realizzati in questo periodo confluirono nella personale tenuta a Palazzo Biscari, patrocinata dal Circolo cultori e amatori d’arte.

Partecipò ad una mostra di artisti siciliani contemporanei, tenutasi a Palermo e a Catania, organizzata dalla Biennale di Venezia.

Nell’estate del 1952 si allontanò dalla città per trascorrere la villeggiatura ad Acitrezza; ancora una volta, come già era accaduto, questo «anti-Ulisse» si lasciò volentieri catturare dalle sue sirene: dalla malia di un luogo in cui mito e poesia si intrecciano, arricchendo di suggestioni la bellezza della natura (allora non ancora contaminata) e dalla vita umile dei suoi abitanti.

Da questo momento in poi la sua pittura fu legata all’ispirazione che gli giunse dalla particolare realtà che lo circondava: gli attori principali di questo scenario erano i pescatori dai corpi asciutti, temprati dalla fatica, i volti quasi arsi dal sole e dalla salsedine e soprattutto, il mare.

Qui le figure sono costruite dal colore ed immerse nella luce, perché dipingeva con il sole di fronte: dava così grande forza espressiva ed emotiva ai suoi personaggi e ai paesaggi, in cui il mare trasmette serenità e quiete. Tenne la sua ultima mostra ad Acitrezza, nel 1966, all’ente del turismo, inaugurando i nuovi locali della Pro Loco. Roberto Rimini si spense il 16 febbraio 1971, concludendo il percorso della sua lunga e operosa vita.

Riviera dei ciclopi (Acitrezza):

L’isola Lachea fa parte dell’arcipelago dei Ciclopi.

La loro origine è frutto d’una intensa attività vulcanica e risale a circa 500.000 anni fa.

Tuttavia, secondo il mito, i faraglioni e l’isola Lachea sarebbero le rocce scagliate da Polifemo durante l’inseguimento di Ulisse.

Attualmente l’isola ospita la Riserva Naturale che contribuisce alla preservazione di rocce antiche, flora e fauna marina.

Lungo la costa è possibile osservare le caratteristiche formazioni basaltiche.

I pillows (Acitrezza):

I pillows sono vulcaniti originati da eruzioni submarine di magmi di natura basaltica che caratterizzano il nostro territorio, denominate dagli studiosi italiani “basalti globulari”.

La loro origine risale a circa 500.000 anni fa. I pillows locali sono stati definiti da esperti stranieri le forme più caratteristiche e straordinarie al mondo. Oggi, sono universalmente noti come pillow o pillows-lave, cioè cuscini di lava, per la forma più o meno sferica che presentano.

Chiesa di San Giuseppe (Aci castello):

La chiesa è stata edificata negli anni “40” del XVIII secolo. La sua posizione era precedentemente occupata da un altro edificio religioso, crollato nel 1547 e dedicato a Sant’Agata.

La chiesa venne dedicata al Patriarca San Giuseppe e veniva venerato il patrono dei pescatori, San Francesco di Paola, al quale era stato dedicato l’altare della parete sud e una statua che veniva portata in processione nel giorno della festività.

Possiede una cripta, occupata lungo le pareti da tombe gentilizie e dalla tomba comune della Confraternita del S. S. Sacramento “Sub Sancti Mauri Titulo“.

La chiesa possiede anche degli affreschi realizzati da Jean Calogero in uno stile che si trova a metà tra impressionismo e surrealismo.

Bastione (Acitrezza):

Il mare di Acitrezza era sorvegliato da due bastioni detti “torre della trizza” e “torre dei faraglioni”.

La “torre della trizza”, che era più grande, guarda verso Capo Mulini ed era a nord del paese.

Nel maggio 1798 il suo armamento era costituito da 5 cannoni, 45 rotola di polvere da sparo, 60 palle di ferro; nel 1893 fu utilizzata come serbatoio dell’acqua potabile.

La “torre dei faraglioni” o “Bastioncello” è di dimensioni minori ed è costituita sopra un resto sepolcrale di età bizantina.

Costituito in origine su due piani, oggi si può visitare solo il primo e accede attraverso una piccola apertura.

Nel 1798 l’armamento era costituito da 2 cannonotti, 25 rotola di polvere da sparo18 palle di ferro e 16 palle di pietra.

Fatti costituire dal principe Stefano Riggio di Campofiorito, fondatore di Acitrezza, erano parte di un baluardo costiero contro le incursioni dei nemici.